Candida auris: allarme ECDC, Italia tra i Paesi più colpiti

Scritto il 12/09/2025
da Redazione

È un allarme che richiama alla massima attenzione quello lanciato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC). Candida auris, oggi rinominata Candidozyma auris, è una minaccia concreta per la sicurezza dei pazienti e per la tenuta dei sistemi sanitari. In soli dieci anni, tra il 2013 e il 2023, nei Paesi UE e SEE si sono registrati oltre 4.000 casi. Il picco è stato raggiunto nel 2023, con 1.346 infezioni notificate da 18 Stati membri. L’Italia, con 712 casi segnalati, si posiziona al terzo posto in Europa per numero assoluto di segnalazioni, preceduta da Spagna (1.807) e Grecia (852). Un dato che evidenzia la diffusione endemica del fungo nel nostro territorio, così come in Romania e Germania.

Un patogeno ad alta resistenza e difficile da contenere

Candida auris

Candida auris è un fungo emergente, particolarmente pericoloso in ambito ospedaliero. Non solo è resistente a molte terapie antifungine, ma è anche in grado di persistere a lungo sulle superfici e contaminare dispositivi e ambienti sanitari.

Le infezioni da Candida auris colpiscono spesso pazienti gravemente compromessi, causando focolai ospedalieri difficili da gestire.

Secondo l’ECDC, si osserva un incremento sia nel numero di casi che nella portata delle epidemie, con alcuni Paesi, tra cui l’Italia, che segnalano una trasmissione locale ormai diffusa e non più riconducibile a singoli focolai.

Sorveglianza, diagnosi e prevenzione

Nonostante la crescente diffusione del patogeno, solo 17 dei 36 Paesi coinvolti nell’indagine dell’ECDC dispongono di un sistema nazionale di sorveglianza specifico. Appena 15 hanno adottato linee guida nazionali per la prevenzione e il controllo delle infezioni da Candida auris.

Un numero troppo basso, considerando l’elevato rischio per i pazienti più fragili e l’elevato impatto sulla sicurezza delle cure. Anche se la capacità di laboratorio risulta più solida, con 29 Paesi che dichiarano l’accesso a strutture di riferimento per la micologia, il gap in termini di sorveglianza e risposta rapida resta marcato.

C. auris si è diffusa nel giro di pochi anni, passando da casi isolati a una diffusione capillare in alcuni Paesi, ha spiegato Diamantis Plachouras, responsabile ECDC per la resistenza antimicrobica e le ICA. Ma questo non è inevitabile: diagnosi precoce e controllo rapido delle infezioni possono prevenire un’ulteriore trasmissione.

La vera portata del fenomeno è probabilmente sottostimata

L’ECDC sottolinea che l’assenza di sorveglianza sistemica e di obbligo di notifica rende probabile una sottostima significativa dei casi. Per questo motivo, il Centro europeo continuerà a monitorare la situazione epidemiologica tramite survey e valutazioni rapide del rischio.

L’obiettivo, dichiarano, è supportare gli Stati membri nel rafforzare le capacità di risposta, per contenere sul nascere le epidemie ospedaliere e arginare la trasmissione del fungo, la cui diffusione è sempre più capillare.