Dodici posti letto in più, a organici invariati
Aumentano i posti letto ma il personale no.
La direzione sanitaria ha disposto l’aumento dei posti letto nei tre reparti di Medicina dell’ospedale di Pordenone, passando da 36 a 40 letti per sezione, per un totale di 12 posti aggiuntivi.
Una scelta motivata dall’aumento delle richieste di ricovero, ma attuata senza un incremento contestuale di infermieri e operatori socio-sanitari.
Per chi lavora in reparto, questo si traduce in un carico assistenziale più elevato, gestito con gli stessi numeri di personale e, in alcuni casi, in attesa di trasferimenti da altre unità operative.
L’aumento dei posti letto in Medicina arriva in una fase prevedibilmente critica, con l’avvicinarsi dei picchi stagionali legati alle infezioni respiratorie e alle riacutizzazioni delle patologie croniche.
In questi contesti, il rapporto tra numero di pazienti e personale disponibile diventa un elemento determinante per la qualità e la sicurezza dell’assistenza.
Turni ripetuti, spostamenti improvvisi tra reparti e una pressione costante sugli infermieri rischiano di compromettere non solo il benessere professionale, ma anche la continuità delle cure e la capacità di rispondere in modo tempestivo ai bisogni clinici più complessi.
Nuove strutture, vecchi problemi
La vicenda di Pordenone evidenzia una contraddizione sempre più frequente nella sanità pubblica: strutture nuove o riorganizzate che faticano a trovare una corrispondenza adeguata sul piano delle risorse umane. L’apertura di nuovi spazi e l’aumento dell’offerta di posti letto, se non accompagnati da politiche di reclutamento e fidelizzazione efficaci, rischiano di restare interventi solo formali.
Per gli infermieri, il nodo non è l’ampliamento dell’attività in sé, ma come questo viene sostenuto. Senza un piano credibile di assunzioni e valorizzazione professionale, l’incremento dei posti letto rischia di tradursi in una maggiore esposizione al rischio clinico e organizzativo.
Il caso dell’ospedale di Pordenone non rappresenta un’eccezione. In molte realtà italiane, la carenza infermieristica continua a condizionare la capacità di rendere pienamente operative le strutture, anche quando gli investimenti infrastrutturali sono stati completati.
L’equilibrio tra posti letto, personale e carichi assistenziali resta uno dei nodi centrali del sistema sanitario. Un equilibrio che, se forzato, rischia di incidere direttamente sulla qualità dell’assistenza offerta ai pazienti e sulle condizioni di lavoro di chi la garantisce ogni giorno.