La proroga che riapre il dibattito
Barbara Mangiacavalli (Fnopi) e Filippo Anelli (Fnomceo)
Con la legge di Bilancio è stata estesa fino al 2029 la possibilità di esercitare in deroga per i professionisti sanitari con titoli esteri non ancora pienamente riconosciuti.
Una scelta che, secondo Fnopi e Fnomceo, rappresenta un passo indietro rispetto agli impegni assunti in precedenza.
Le due Federazioni parlano di una decisione che ci coglie di sorpresa e genera grande amarezza
, perché non affronta alla radice il problema della carenza di personale e rischia di incidere sulla sicurezza delle cure.
Il nodo centrale non è il contributo dei professionisti stranieri, ma le modalità con cui vengono inseriti nel sistema sanitario. Fnopi e Fnomceo ribadiscono che l’assistenza di qualità non si assicura attraverso deroghe al riconoscimento dei titoli
, ma tramite una verifica rigorosa dei percorsi formativi, in linea con gli standard europei.
Particolare attenzione viene posta anche al tema dell’iscrizione agli Ordini. La deroga all’iscrizione viene definita un vulnus
, perché indebolisce strumenti fondamentali di tutela come il rispetto dei principi deontologici, l’obbligo di formazione continua e la conoscenza adeguata della lingua italiana.
Lingua, formazione e responsabilità professionale
Per le Federazioni, l’integrazione dei professionisti provenienti dall’estero deve poggiare su regole chiare. Occorre un controllo rigoroso dal punto di vista delle competenze, della conoscenza della lingua e dell’obbligo formativo
, sottolineano Fnopi e Fnomceo, richiamando il ruolo sussidiario degli Ordini nella tutela della salute pubblica.
La preoccupazione è che l’uso prolungato delle deroghe trasformi una misura straordinaria in una prassi ordinaria, con effetti difficilmente governabili sul piano clinico e organizzativo.
Dalle soluzioni tampone a un intervento strutturale
Il messaggio finale è netto. Non è più tollerabile agire in emergenza e rincorrere i fatti di cronaca con soluzioni tampone
, affermano le Federazioni, chiedendo al Parlamento italiano di rivedere la scelta con il primo provvedimento utile e di aprire un confronto con le professioni sanitarie.
L’obiettivo dichiarato è costruire percorsi condivisi e sostenibili per affrontare la carenza di personale, mantenendo come priorità il cittadino e i suoi bisogni di salute.