La scintilla
Per migliaia di infermieri del Servizio sanitario nazionale la busta paga di novembre è arrivata più leggera del previsto.
La detassazione al 5% degli straordinari, pensata per rendere la professione infermieristica più attrattiva, è attiva dal 1° gennaio 2025.
Per dieci mesi le Asl l’hanno applicata su tutte le ore supplementari, comprese quelle maturate in pronta disponibilità, ovvero quando l’infermiere è reperibile oltre l’orario ordinario e può essere richiamato in servizio in tempi rapidi.
A inizio novembre, un’azienda sanitaria del Piemonte ha chiesto all’Agenzia delle Entrate se la detassazione dovesse applicarsi anche a questo tipo di servizio.
La risposta del Fisco è stata sorprendentemente restrittiva: secondo l’Agenzia, la flat tax si applica solo allo straordinario regolato dall’art. 47 del Ccnl, escludendo invece le ore di pronta disponibilità disciplinate dall’art. 44, pur essendo anch’esse considerate straordinario nella pratica lavorativa.
Questa interpretazione ha generato un effetto domino: molte aziende sanitarie hanno deciso di “correggere” i cedolini dei mesi precedenti, trattenendo retroattivamente l’IRPEF non prelevata.
Il Governo smentisce
Il 20 novembre è arrivata una presa di posizione netta dall’Ufficio legislativo del Ministero per la Pubblica Amministrazione, che ha chiarito due elementi fondamentali:
- Ogni ora effettivamente lavorata oltre l’orario ordinario è straordinario, indipendentemente dalla causale.
- La relazione tecnica della legge di Bilancio ha già previsto le coperture economiche anche per la pronta disponibilità.
In altre parole, la lettura dell’Agenzia delle Entrate è errata. Le trattenute effettuate dalle aziende non avevano alcuna base normativa.
Le reazioni
Secondo le organizzazioni sindacali, circa l’80% delle aziende sanitarie avrebbe già effettuato il recupero fiscale, nonostante diffide e sollecitazioni ricevute dagli stessi rappresentanti dei lavoratori. La richiesta ora è una sola: che l’Agenzia delle Entrate rettifichi ufficialmente la propria interpretazione e che le aziende restituiscano le somme trattenute.
La vicenda arriva in un momento di forte fragilità della professione infermieristica, segnata da carenze di personale, carichi di lavoro sempre più pesanti e stipendi spesso insufficienti rispetto alle responsabilità richieste. Per questo, l’impatto morale della trattenuta è stato ancora più pesante del danno economico.
Gli infermieri si ritrovano di nuovo in prima linea, questa volta non contro un virus o un’emergenza sanitaria, ma contro una confusione amministrativa che rischia di erodere ulteriormente la fiducia verso un sistema già messo a dura prova.