Aggressioni verbali in aumento, calano quelle fisiche
Nel 2024 sono stati registrati 2.682 episodi, pari a più di sette attacchi al giorno, con un incremento dell’11,7% rispetto all’anno precedente.
L’analisi nel dettaglio mostra una trasformazione del fenomeno: le aggressioni verbali sono aumentate del 12,5%, mentre quelle fisiche sono diminuite dell’11,9%, pur mantenendo un peso significativo.
Il dato è coerente con quanto segnalano da anni pronto soccorso, reparti psichiatrici e servizi territoriali: crescono le tensioni, le situazioni conflittuali, il disagio relazionale e sociale che si riversa direttamente sugli operatori.
Le aree più colpite restano:
- psichiatria e dipendenze, dove si registra la quota più alta di aggressioni fisiche
- pronto soccorso ed emergenza-urgenza, contesti di particolare pressione dove prevalgono gli attacchi verbali
- degenze e ambulatori, in cui il fenomeno si manifesta in modo più eterogeneo
Un elemento nuovo riguarda lo spostamento del rischio dai grandi ospedali ai servizi territoriali, che mostrano un aumento delle segnalazioni. Segno che la fragilità sociale, la pressione assistenziale e la mancanza di filtri adeguati stanno colpendo anche quelle strutture che dovrebbero alleggerire il peso sul pronto soccorso.
L'aumento delle segnalazioni conferma un panorama preoccupante in cui i professionisti della nostra sanità pubblica spesso diventano parafulmine della rabbia e della violenza presenti nella società
sottolinea l'assessore alle Politiche per la salute, Massimo Fabi.
Formazione, allarmi, vigilanza e protocolli
La Regione Emilia-Romagna rivendica un approccio strutturato di prevenzione, potenziato negli ultimi anni per rispondere a un fenomeno in crescita.
Nei diversi presidi sono state introdotte misure come l’installazione di pulsanti di allarme, videocitofoni e illuminazione rinforzata nelle aree a rischio; la revisione delle procedure operative per evitare che gli operatori restino soli in situazioni potenzialmente critiche; e un rafforzamento della presenza delle guardie giurate, soprattutto nei pronto soccorso.
Accanto agli interventi logistici, sono stati avviati percorsi formativi specifici: uno dedicato ai professionisti coinvolti nella gestione della sicurezza e delle segnalazioni e uno orientato alla prevenzione, alla comunicazione e al comportamento in situazioni ad alto rischio.
Per migliorare la conoscenza reale del fenomeno, è attivo un sistema strutturato di segnalazione che raccoglie in modo omogeneo tutti gli episodi di violenza, utile al monitoraggio e all’adozione di misure mirate. Inoltre, accordi con Questure e Prefetture garantiscono interventi più rapidi delle forze dell’ordine quando necessario.
La campagna regionale “Più cura per chi cura” completa il quadro, con l’obiettivo di sensibilizzare cittadini e utenti rispetto a un tema che, sempre più, trascende la dimensione sanitaria per toccare quella culturale e sociale.
Un fenomeno strutturale che chiede risposte nuove
Il quadro che emerge dall’Emilia-Romagna non è isolato: la violenza nei confronti degli operatori sanitari è un fenomeno nazionale. Ma i dati regionali mostrano con particolare nitidezza come la pressione sui servizi, la carenza di personale e l’emergere di nuovi bisogni sociali stiano trasformando gli ospedali e i servizi territoriali in luoghi sempre più complessi e difficili da governare.
Il contrasto alle aggressioni non può quindi limitarsi alla prevenzione fisica o alla repressione: serve rafforzare l’organizzazione dei percorsi, investire sui servizi intermedi, sostenere gli operatori con formazione e tutele adeguate e, soprattutto, riconoscere che la violenza contro chi cura è un indicatore della fragilità complessiva del sistema.