Una revisione profonda entro il 2026
Arriva in parlamento la riforma delle professioni sanitarie.
Il cuore del provvedimento è la delega al Governo: entro il 31 dicembre 2026 dovranno essere emanati uno o più decreti legislativi che riorganizzino l’intero sistema delle professioni.
Si tratterà di aggiornare funzioni, ricognire norme ormai superate, definire nuovi profili e costruire un quadro coerente con l’evoluzione dei bisogni sanitari.
In questo percorso si inserisce una priorità politica chiara: rafforzare la capacità del Ssn di attrarre, trattenere e tutelare i professionisti, anche attraverso strumenti che migliorino la qualità della vita lavorativa, riducano il peso burocratico e garantiscano condizioni operative più sicure.
Competenze e innovazione
Uno degli aspetti più innovativi della riforma riguarda la definizione e la certificazione delle competenze professionali. La legge affida infatti ad Agenas la creazione di un sistema nazionale in grado di identificare, aggiornare e coordinare le competenze delle diverse professioni in rapporto alle sfide della sanità digitale, dell’intelligenza artificiale e dell’integrazione ospedale–territorio.
Il testo prevede anche una revisione dei percorsi formativi: dal ridisegno della medicina generale alla valorizzazione delle scuole di specializzazione di chimici, biologi e odontoiatri, la formazione dovrà allinearsi agli standard richiesti da un sistema sanitario più interdisciplinare e tecnologicamente avanzato.
Gli Ordini professionali verso una nuova governance
La riforma apre anche alla revisione della Legge 3/2018 che regola il funzionamento degli Ordini delle professioni sanitarie. L’obiettivo è rafforzare la rappresentanza, rendere più efficaci le funzioni istituzionali e valorizzare gli Ordini come enti sussidiari dello Stato, capaci di garantire qualità, trasparenza e vigilanza.
Una modifica che potrebbe incidere profondamente sull’organizzazione delle comunità professionali e sul loro rapporto con le istituzioni, in un momento in cui il sistema ha bisogno di punti di riferimento solidi e credibili.
Responsabilità professionale
La parte più attesa del provvedimento riguarda la responsabilità professionale. Il testo riscrive l’articolo 590-sexies del Codice Penale, stabilendo che il professionista che segue linee guida e buone pratiche risponde solo per colpa grave, senza distinzioni tra imperizia, imprudenza e negligenza.
Vengono introdotti criteri più aderenti alla realtà per valutare la condotta degli operatori: dalla complessità dei casi alle condizioni operative, dalla scarsità di risorse alla presenza in team multidisciplinari. La responsabilità civile viene armonizzata con quella penale, rendendo i due livelli di giudizio più coerenti e riducendo il rischio di ricorso sistematico alla medicina difensiva.
Una riforma che cambia il futuro delle professioni
Pur non comportando nuovi oneri per la finanza pubblica, la riforma richiede un forte investimento politico e culturale. La sua riuscita dipenderà dalla qualità dei decreti attuativi e dalla capacità di coinvolgere professionisti, ordini, università e regioni in un percorso di rinnovamento che non può essere solo formale.
Per i professionisti sanitari, il disegno di legge rappresenta una svolta potenziale: l’occasione per aggiornare ruoli e competenze, ottenere maggiore riconoscimento e costruire un sistema più moderno, integrato e vicino ai bisogni reali dei cittadini.