Fondi inutilizzati e spesa troppo lenta
Nino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe
Al 30 giugno 2025 la Missione Salute ha raggiunto tutte le scadenze previste per il trimestre. Tuttavia, come dichiarato dal presidente Nino Cartabellotta, questo non è sufficiente.
A un anno dal traguardo finale il rispetto delle tempistiche formali non riflette lo stato reale di avanzamento. Delle 14 misure da completare entro giugno 2026, almeno cinque sono in ritardo e per altre cinque non ci sono dati pubblici che permettano di valutarne il progresso.
Secondo la Relazione della Corte dei Conti, a fine 2024 risultavano ancora da spendere 12,81 miliardi di euro, pari all’82% delle risorse assegnate. Questo colloca la Missione Salute al penultimo posto per avanzamento della spesa. Per completare i progetti sarà necessario, tra gennaio 2025 e giugno 2026, un ritmo di utilizzo dei fondi sette volte superiore a quello registrato dal 2022 al 2024.
Cartabellotta ha sottolineato che è indispensabile accelerare in modo straordinario per trasformare le risorse in servizi concreti per i cittadini. Secondo il presidente della Fondazione non ci si può limitare a incassare le rate europee lasciando in eredità strutture vuote e tecnologie inutilizzate.
Alcuni successi ma poca trasparenza
Tra i risultati positivi, il potenziamento dell’assistenza domiciliare integrata ha già superato il target di 842.000 nuovi pazienti con 18 mesi di anticipo. Anche la dotazione di grandi apparecchiature sanitarie è prossima al completamento con il 97% delle macchine ordinate e oltre il 75% collaudate.
Tuttavia, cinque obiettivi restano non valutabili per mancanza di dati pubblici, tra cui l’implementazione della telemedicina e la digitalizzazione di 280 ospedali. In un Paese democratico, ha spiegato Cartabellotta, la trasparenza è il primo strumento per la rendicontazione pubblica e per costruire fiducia tra istituzioni e cittadini.
Responsabilità collettiva e rischi
Cartabellotta ha ricordato che la riuscita del PNRR non è una questione di schieramenti politici. Secondo il presidente Gimbe, la responsabilità è condivisa.
Il Governo Conte ha avviato il piano senza un monitoraggio ravvicinato, il Governo Meloni ha messo in dubbio alcune misure e ora si limita a celebrare l’incasso delle rate senza esercitare sufficiente pressione sui soggetti attuatori. Per non fallire serve una convergenza di sforzi tra Governo, Regioni e Asl.