West Nile, primo decesso e nuovi casi: cresce la sorveglianza

Scritto il 22/07/2025
da Redazione

Nel Lazio si registra il primo decesso dell’estate legato al virus West Nile. A perdere la vita una donna di 82 anni, residente a Nerola, deceduta il 14 luglio all’ospedale San Giovanni di Dio di Fondi per una forma neuro-invasiva dell’infezione. Al momento sono sette i casi confermati nella regione, tutti nella provincia di Latina, mentre le autorità sanitarie hanno avviato una stretta sulla sorveglianza ambientale e clinica.

Un’infezione sotto osservazione

Il virus West Nile è un arbovirus trasmesso dalla zanzara Culex pipiens, che si infetta nutrendosi di uccelli portatori.

Nella maggior parte dei casi l’infezione decorre senza sintomi o con manifestazioni lievi (febbre, malessere, dolori muscolari), ma in meno dell’1% dei pazienti può evolvere in una forma neuro-invasiva, con complicanze gravi come meningiti o encefaliti, talvolta letali, soprattutto in soggetti anziani o immunocompromessi.

Il periodo di incubazione varia dai 2 ai 14 giorni. La diagnosi si basa sulla sierologia e, nei casi più gravi, su analisi del liquido cerebrospinale. Attualmente non esistono antivirali specifici: la terapia è di supporto, con ricovero nei casi più critici.

I numeri nel Lazio e le misure di contenimento

Dei sette casi individuati nella regione, due pazienti risultano in condizioni critiche con sintomi neurologici importanti, mentre gli altri sono in fase di recupero.

Le autorità regionali hanno attivato una cabina di regia e avviato disinfestazioni mirate nel raggio di 200 metri dai focolai accertati. Allertati anche i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, i servizi veterinari e i dipartimenti di sanità pubblica.

In parallelo è attiva la sorveglianza sugli equidi, considerati indicatori sensibili della circolazione virale, e si stanno potenziando le attività di monitoraggio entomologico nelle aree a rischio.

Secondo gli infettivologi, i casi emersi potrebbero rappresentare solo una parte del quadro reale. La maggioranza delle infezioni decorre in modo silente, e questo rende difficile valutare l’effettiva diffusione del virus. Quelli confermati sono solo la punta dell’iceberg, ha spiegato Miriam Lichtner, infettivologa della SIMIT.

Per affrontare il fenomeno è stato convocato un incontro tecnico con i responsabili dei pronto soccorso e i referenti delle malattie infettive del Lazio. Al centro del confronto, la necessità di rafforzare la capacità diagnostica e la formazione degli operatori sanitari, per riconoscere tempestivamente i segnali d’allarme e attivare i protocolli previsti.

Sorvegliare senza allarmare

Il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità invitano alla prudenza ma senza allarmismi. La diffusione stagionale del West Nile rientra nei modelli attesi, ma il cambiamento climatico e l’espansione geografica delle zanzare vettore impongono una vigilanza costante.

Nel 2024 in Italia si sono registrati circa 460 casi e 20 decessi. Gli esperti ricordano che la prevenzione passa anche dai comportamenti individuali: proteggersi dalle punture, eliminare i ristagni d’acqua, segnalare eventuali sintomi compatibili con l’infezione. La collaborazione tra cittadini, operatori sanitari e istituzioni resta la chiave per limitare l’impatto dell’epidemia anche nei mesi estivi a venire.