Oggi, 29 novembre, si sciopera. Lo fa tutta la nazione, è generale. Si fermano scuola, trasporti e sanità, precettazione permettendo. Ci si astiene collettivamente dal lavoro per esercitare una pressione sui propri datori di lavoro o sui propri governanti. Scioperare significa prendere posizione contro condizioni di vita e di lavoro ritenute inaccettabili o insostenibili ed esprimere dissenso e contrarietà in merito a decisioni solitamente già prese. Aderire allo sciopero è un diritto costituzionale ma potrebbe essere altresì un dovere quando certe misure mettono seriamente a rischio il benessere lavorativo e sociale. I lavoratori del settore sanità dovrebbero scioperare oggi non solo per rivendicare qualcosa per sé stessi ma anche solo per il fatto che la sicurezza e la salute dei pazienti sono compromesse dai bassi livelli di personale e da un sistema sanitario che subisce da decenni una continua erosione e lamenta la stanchezza della sua forza lavoro.
Infermieri scioperano perché dati per scontati, aggrediti e sottopagati La minaccia di un'azione sindacale da parte di medici ed infermieri dovrebbe essere vista come un segnale di un servizio sanitario sotto stress intollerabile .
Considerando che le azioni sindacali dei professionisti sanitari sono rare, quando medici ed infermieri si fermano, non si presentano al lavoro e scendono in piazza marciando verso i palazzi del potere, significa che c'è un problema davvero serio.
Interrompere un'assistenza sanitaria ha un peso notevole. Significa fermare la produttività, il prodotto è la salute. Uno sciopero di sanitari dovrebbe pertanto essere visto come un incidente critico che avvisa di un fallimento del sistema , spiega nell'editoriale “I medici dovrebbero scioperare ?” il direttore di Lancet, Richard Horton, secondo il quale un sistema sanitario non può in nessun caso prosperare, a prescindere dalla proclamazione di uno stato di agitazione o di uno sciopero, se il suo personale è esaurito, disilluso e demotivato.
Quando un sistema sanitario nazionale, come quello italiano, che sta affrontando una crisi di reclutamento e mantenimento della forza lavoro senza precedenti, viene depauperato di risorse ad ogni Legge di Bilancio, lo scontro tra professionisti della salute e governo è inevitabile nel momento in cui il confronto, tanto a lungo ricercato e curato ai tavoli istituzionali, viene meno a causa di promesse disattese ed impegni non rispettati. Ci si sente ingannati, presi in giro e la misura si fa colma. E il dado è tratto, la sfida è ormai lanciata.
Molti, quando viene proclamato uno sciopero, entrano in crisi. Ci si chiede se sia etico aderire . I cittadini, forse anche i governi, pensano che il dovere di cura di un medico e il dovere di prendersi cura di un infermiere nei confronti dei pazienti prevalgano sul loro diritto legale di sciopero.
Ma, in fondo, i sanitari sono lavoratori come tutti gli altri. Perché dovrebbero sentirsi diversi o più vincolati a ragione del mestiere che fanno? Le loro condizioni di lavoro sono forse addirittura peggiori di tante altre categorie, in virtù anche della grande responsabilità di cui sono investiti. Persino le loro retribuzioni, almeno quelle degli infermieri, non si discostano troppo dalla media dei lavoratori operai.
Ci si chiede turbati se ancora ne valga la pena, scioperare, qualora i contingenti minimi lo consentano, e se la protesta valga quei cento euro circa che tolgono dalla busta paga, soldi che sembrano quasi una ingiusta punizione per chiedere qualcosa di giusto. Li varrebbe tutti, scioperare un turno in ventiquattro ore, se il giorno dopo qualcosa, anche sottilmente, cambiasse davvero
La minaccia di un'azione sindacale da parte di medici ed infermieri dovrebbe essere vista come un segnale di un servizio sanitario sotto stress intollerabile. Quando il personale sanitario sciopera, governi e ministri dovrebbero saper cogliere l'opportunità di capirne le ragioni profonde e pertanto scongiurare un ulteriore danno ai pazienti, che sarebbe del tutto prevenibile se i lavoratori della sanità fossero ascoltati.
Essi non scioperano infatti soltanto per una questione di soldi, la protesta riguarda solo in parte la bassa retribuzione ferma al palo .
Scioperano soprattutto per la valutazione del loro valore e del contributo sociale ed umano che danno, giorno dopo giorno, all'assistenza dei pazienti cercando di non mollare ed abbandonare ma che continua a non essere riconosciuto, se non a parole.
Scioperano perché sono trattati male, addirittura aggrediti quotidianamente . Scioperano perché sono considerati soltanto come semplici ingranaggi di un sistema o di una macchina sanitaria che fatica ad andare avanti, tra liste di attesa e finanziamenti finiti e che perde pezzi di universalità, equità ed unità umane.
Scioperano perché sono dati per scontati, anche dopo una pandemia. Sostituibili con diecimila infermieri indiani . Come se gli uni valessero gli altri. Come se importare equivalesse a valorizzare.
Per ottenere qualcosa da un altro sciopero , occorrerebbe che le professioni sanitarie, mediche e non, dimostrassero di essere unite, come fossero una e compatta, altrimenti la resistenza dei ministri di fronte alle richieste sindacali non farà anche stavolta che rafforzarsi.
E torneranno ancora a prendersi gioco delle ragioni degli scioperandi, facendo spallucce o accampando le loro, intrise di propaganda.
Bisognerebbe far vedere quanto sia seria la determinazione della categoria di portare avanti la contrarietà alle misure che non si condividono e che si ritiene danneggino tutto il sistema salute.
Bisognerebbe essere più incisivi , anche fermandosi del tutto, come capita nelle serie tv e, nei mesi scorsi, in qualche ospedale argentino di Buenos Aires.
Ma l'immancabile presenza dei pazienti, che per i sanitari sono la forza nella cura e il limite nella lotta, rende difficile se non impossibile intraprendere un'azione più dura e ad oltranza. Questo, i governanti, lo hanno ben capito e, facendovi leva, non faranno altro se non aspettare che anche questo sciopero finisca.