L’angina instabile rappresenta una delle manifestazioni cliniche delle sindromi coronariche acute (ACS) e costituisce un segnale di allarme che richiede un inquadramento tempestivo e strutturato. Si caratterizza per episodi di ischemia miocardica a riposo o sotto sforzi minimi, spesso con dolore prolungato o con peggioramento della sintomatologia anginosa abituale. Pur non presentando biomarcatori di necrosi miocardica, è una condizione potenzialmente evolutiva verso infarto miocardico e deve essere gestita con lo stesso livello di attenzione riservato alle forme di ACS più instabili.
Caratteristiche cliniche
L’angina instabile costituisce un segnale di allarme che richiede un inquadramento tempestivo e strutturato.
L’angina instabile si manifesta con dolore toracico a riposo, di durata superiore ai 20 minuti, oppure con una nuova insorgenza di angina severa o un cambiamento del pattern sintomatologico preesistente.
Il quadro può associarsi a dispnea, sudorazione, pallore, nausea e sensazione di oppressione retrosternale.
L’ECG può risultare normale o mostrare alterazioni transitorie dell’onda ST o dell’onda T, non necessariamente indicative di necrosi. Le troponine ad alta sensibilità costituiscono uno strumento fondamentale per distinguere l’angina instabile dalle forme di infarto senza sopraslivellamento del tratto ST (NSTEMI): nella UA restano entro i limiti di normalità, senza evidenza del tipico andamento “rise and fall”.
Valutazione infermieristica
L’infermiere riveste un ruolo centrale nel percorso diagnostico e assistenziale, in particolare nelle prime ore di presentazione, quando la condizione può rapidamente modificarsi.
Fase
Dettagli
Triage
Rilevazione dei parametri vitali
Valutazione della stabilità emodinamica
Identificazione di segni di ipoperfusione
Esecuzione dell’ECG entro pochi minuti dall’arrivo
Somministrazione di ossigeno solo in presenza di ipossiemia
Anamnesi focalizzata per valutare caratteristiche del dolore, fattori di rischio e pregressi episodi anginosi
Monitoraggio continuo
Monitoraggio del ritmo cardiaco
Controlli seriati dei parametri vitali
Osservazione costante della sintomatologia
Gestione appropriata dei farmaci prescritti
Preparazione del paziente per esami di imaging o coronarografia
Attenzione all’evoluzione del dolore toracico e a nuove alterazioni ECG
Percorso diagnostico
Il percorso diagnostico integra:
ECG seriati per valutare modificazioni dinamiche
dosaggi di troponina ad alta sensibilità eseguiti con algoritmi rapidi
ecocardiografia per evidenziare eventuali anomalie della cinetica
eventuali test non invasivi o coronarografia nei casi ad alto rischio
L’obiettivo è distinguere con precisione l’angina instabile dall’infarto miocardico e identificare pazienti che necessitano di una strategia invasiva precoce.
Aspetti assistenziali e continuità di cura
La presa in carico infermieristica non si limita alla fase acuta. Una parte cruciale del percorso riguarda:
educazione terapeutica sull’aderenza ai farmaci
riconoscimento dei sintomi di recidiva
promozione di stili di vita cardioprotettivi
supporto nella gestione dell’ansia e del vissuto emotivo
preparazione alla dimissione e integrazione con i servizi territoriali
L’infermiere contribuisce a facilitare il coinvolgimento attivo del paziente nel processo decisionale e nella gestione della propria salute cardiovascolare.
L’angina instabile è una condizione clinica che mantiene una significativa rilevanza per la pratica infermieristica. Identificazione precoce, monitoraggio accurato e gestione integrata rappresentano i cardini per prevenire la progressione a eventi ischemici maggiori.
Il ruolo dell’infermiere è determinante: dalla valutazione iniziale alla continuità di cura, ogni fase richiede competenze tecniche, rapidità decisionale e capacità di comunicazione efficace con il paziente e l’équipe multidisciplinare.