Cosa prevede la norma
Dal 18 dicembre i certificati di malattia potranno essere rilasciati anche tramite televisita.
La novità introdotta dal ddl semplificazioni equipara la certificazione di malattia rilasciata da remoto a quella effettuata in presenza: il medico di medicina generale potrà stabilire e attestare lo stato di malattia attraverso una televisita, senza la necessità di convocare il paziente in ambulatorio o di effettuare una visita domiciliare.
Il principio è chiaro: ridurre passaggi inutili, velocizzare la comunicazione con l’Inps e alleggerire il carico amministrativo dei medici di famiglia. Una semplificazione che interessa milioni di lavoratori, spesso costretti a presentarsi fisicamente dal medico anche in situazioni cliniche banali.
Ma, come spesso accade, la norma non è immediatamente applicabile. Per renderla operativa serve un Accordo in Conferenza Stato-Regioni, chiamato a definire protocolli, condizioni cliniche ammissibili e requisiti tecnologici. Fino ad allora, la telecertificazione resta un meccanismo annunciato ma non ancora utilizzabile.
Certificati in aumento e controlli in calo
La misura arriva in un momento in cui la macchina amministrativa che ruota intorno alla certificazione di malattia mostra segni di affaticamento.
Nel primo semestre 2025 sono stati inviati all’Inps 16,5 milioni di certificati, il 5% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il 76% proviene dal settore privato, confermando una dinamica consolidata.
Parallelamente, i controlli diminuiscono: nel primo trimestre del 2025 le visite fiscali sono state circa 223mila, in calo del 3% rispetto all’anno precedente. L’andamento è disomogeneo: -11,4% nel privato, lieve aumento nel pubblico (+7,9%). Il rapporto fra controlli e certificati scende ulteriormente, arrivando a 15 visite ogni mille certificati nel privato e 44 ogni mille nel pubblico.
Un quadro che alimenta il dibattito sulla necessità di strumenti più semplici e meglio integrati, anche digitali, per gestire le assenze dal lavoro senza rinunciare alle verifiche necessarie.
Ricette valide fino a 12 mesi
Il ddl semplificazioni introduce una seconda novità rilevante: la possibilità di estendere fino a 12 mesi la validità delle ricette per i pazienti cronici. Il medico potrà specificare posologia e numero massimo di confezioni erogabili nell’arco dell’anno, mantenendo comunque la possibilità di modificare o interrompere il trattamento in base all’evoluzione clinica.
L’obiettivo è chiaro: ridurre gli accessi inutili agli ambulatori e facilitare l’aderenza terapeutica, soprattutto per chi convive con patologie che richiedono trattamenti continuativi. Anche in questo caso, però, si attende un decreto attuativo, previsto entro 90 giorni, che definirà le modalità operative.
Tra semplificazione e garanzie
La pandemia ha accelerato l’uso della telemedicina, dimostrando che le tecnologie digitali possono essere integrate nei percorsi assistenziali. Ma la televisita non è una videochiamata improvvisata: richiede piattaforme certificate, protocolli chiari, strumenti adeguati per la documentazione clinica e sistemi informativi interoperabili.
Le organizzazioni dei medici, inclusa la Fimmg, ricordano che la responsabilità professionale rimane identica, in presenza o da remoto. La tutela contro i certificati falsi resta un punto fermo, così come l’esigenza di standard comuni per evitare abusi o disomogeneità territoriali.
In attesa dell’accordo Stato-Regioni, il vero tema resta la capacità del sistema di trasformare una norma in una pratica realmente sostenibile per professionisti e cittadini: semplificare, senza indebolire le garanzie.