Violenza, carichi insostenibili e scarsa sicurezza
Il Rapporto Censis 2025 restituisce l’immagine di un Paese attraversato da tensioni crescenti.
Secondo il rapporto, il lavoro negli ospedali e nei servizi territoriali è oggi più difficile e rischioso.
In un solo anno si contano oltre 22mila aggressioni contro medici, infermieri e operatori. Il quadro che emerge dalle testimonianze raccolte restituisce un sistema che fatica a proteggere i propri professionisti: molti riferiscono di non avere tempo sufficiente per la relazione con pazienti e familiari, di operare in contesti segnati da carenze di personale e da dotazioni tecnologiche non adeguate.
Il senso di esposizione è diffuso: una quota significativa degli operatori dichiara di non sentirsi al sicuro durante il turno di lavoro, e in diversi casi di temere in particolare le ore notturne. A questo si aggiunge la pressione derivante da minacce, denunce, episodi di conflittualità aperta.
Non sorprende dunque che oltre nove medici su dieci percepiscano un peggioramento delle condizioni professionali e che molti si sentano, di fatto, bersaglio delle inefficienze del sistema.
Un Paese che invecchia velocemente
Il Rapporto conferma l’accelerazione del processo di invecchiamento demografico. Gli over 65 rappresentano quasi un quarto della popolazione italiana, pari a 14,6 milioni di persone, e le proiezioni indicano che entro vent’anni potrebbero salire a 19 milioni.
L’aspettativa di vita continua ad aumentare per entrambi i sessi, mentre cresce anche il numero dei centenari, oggi più di 23mila, contro poche centinaia negli anni '60.
Questi numeri non descrivono solo un Paese più longevo, ma una domanda sanitaria profondamente diversa da quella di qualche decennio fa: più cronicità, più fragilità, più bisogno di assistenza continuativa.
Al tempo stesso, il Rapporto mette in luce come gli anziani rappresentino una risorsa economica per le famiglie: molti contribuiscono al sostegno di figli e nipoti, finanziano spese importanti e mantengono una gestione attenta dei risparmi, consapevoli dei rischi futuri.
Non autosufficienza e welfare
La fiducia nella capacità del welfare di proteggere i cittadini appare in calo. La maggioranza degli italiani teme che, in caso di non autosufficienza o eventi estremi, il supporto pubblico non sarebbe sufficiente. Esiste una disponibilità dichiarata a investire risorse personali per tutelarsi, ma nella pratica pochi lo fanno: il divario tra intenzioni e comportamenti è ampio, con una parte significativa della popolazione che rimanda ogni decisione o confida nella famiglia.
Il contesto macroeconomico non aiuta: il debito pubblico ha superato quota 3.081 miliardi e la spesa per interessi è ormai superiore a quella destinata ai servizi ospedalieri. Questa dinamica alimenta la percezione di uno Stato meno capace di sostenere i bisogni futuri, soprattutto in ambito socio-sanitario.
Un mercato del lavoro che si sposta verso l’alto
Il Rapporto registra anche una trasformazione significativa nel mondo del lavoro. La crescita occupazionale degli ultimi anni riguarda quasi esclusivamente gli over 50, mentre le fasce più giovani registrano contrazioni o aumenti dell’inattività.
Il Paese continua quindi a poggiare in larga parte sui lavoratori maturi e sui pensionati, molti dei quali sarebbero disposti a continuare a lavorare se non penalizzati fiscalmente.
Una triplice sfida per il futuro del Ssn e del welfare
Sanità sotto pressione, demografia in trasformazione e protezione sociale incerta compongono un quadro che richiede interventi urgenti e coordinati. Il Censis sottolinea la necessità di politiche che rafforzino il personale sanitario, investano in sicurezza e tecnologie, potenzino la rete territoriale e affrontino finalmente il nodo irrisolto della non autosufficienza.
Senza un ripensamento complessivo del sistema, avverte il Rapporto, il rischio è che la domanda crescente di assistenza, alimentata dall’invecchiamento e dalla fragilità sociale, superi la capacità del welfare di dare risposte credibili e sostenibili.