Diabete e infezioni: rischio aumentato, cause e prevenzione

Scritto il 20/11/2025
da Chiara Sideri

Il diabete mellito, nelle sue diverse forme, è una delle malattie croniche più diffuse al mondo, ma il suo impatto va oltre la sfera metabolica. Numerose ricerche hanno evidenziato come le persone con diabete presentino un rischio significativamente più elevato di sviluppare infezioni batteriche, micotiche e virali.
Si stima che la probabilità di contrarre un’infezione sia fino a quattro volte superiore rispetto ai non diabetici, con un rischio maggiore anche di decorso complicato, degenze più lunghe e mortalità aumentata (Holt, 2024).
Questo accade perché il diabete altera il modo in cui il corpo reagisce agli agenti patogeni, interferendo con i meccanismi immunitari, la perfusione tissutale e la capacità di guarigione. A ciò si aggiunge un fenomeno emergente e trasversale: la resistenza antimicrobica (AMR), che nei pazienti diabetici trova terreno fertile a causa di terapie antibiotiche frequenti e infezioni croniche recidivanti. Il risultato è un circolo vizioso: più infezioni → più antibiotici → più resistenze → più infezioni difficili da curare.
Romperlo significa agire in modo sistemico, integrando prevenzione, educazione terapeutica, controllo metabolico e stewardship antibiotica.

Come il diabete altera il sistema immunitario

Il diabete mellito, nelle sue diverse forme, è una delle malattie croniche più diffuse al mondo

Il sistema immunitario dei pazienti diabetici è funzionalmente compromesso. L’iperglicemia cronica riduce la capacità dei neutrofili di migrare verso il sito d’infezione e di eliminare i patogeni attraverso fagocitosi e meccanismi ossidativi. I macrofagi producono meno citochine pro-infiammatorie, mentre le cellule T e B risultano iporeattive o mal coordinate (Casqueiro et al., 2012).
La glicazione delle immunoglobuline e delle proteine del complemento riduce la loro efficacia, rendendo la risposta immunitaria più lenta e inefficace. In pratica, l’organismo resta in uno stato di infiammazione cronica sterile, ma reagisce poco agli stimoli reali.

La microangiopatia diabetica, con il suo effetto sulla perfusione capillare, riduce l’arrivo di leucociti e antibiotici ai tessuti. Allo stesso tempo, la neuropatia sensitiva fa sì che ferite o ulcerazioni non vengano percepite e trattate in tempo.
È così che una semplice escoriazione può trasformarsi in un’ulcera infetta o in un’infezione osteoarticolare.

Un altro meccanismo sottovalutato è la disbiosi intestinale. L’alterazione del microbiota, favorita da iperglicemia e dieta ricca di zuccheri raffinati, riduce la diversità microbica e compromette la barriera intestinale, aprendo la porta a infezioni enteriche e a processi infiammatori sistemici (Zhang et al., 2024).

Antibiotico-resistenza e diabete

Il diabete rappresenta oggi un “moltiplicatore di rischio” per la resistenza antimicrobica. I pazienti diabetici utilizzano antibiotici fino a tre volte più spesso rispetto ai non diabetici (FAND, 2020).
Il risultato è una selezione di ceppi multiresistenti, soprattutto nel contesto delle infezioni cutanee e urinarie. In Italia, le analisi della rete AR-ISS mostrano un trend in crescita di enterobatteri produttori di beta-lattamasi a spettro esteso (ESBL) nei soggetti con diabete e comorbidità cardiovascolari.

L’uso inappropriato di antibiotici, l’automedicazione e la sospensione precoce delle terapie amplificano il problema.
Al tempo stesso, alcuni studi osservazionali hanno ipotizzato una relazione inversa: un uso massivo e ripetuto di antibiotici può alterare il microbiota intestinale e ridurre la sensibilità insulinica, aumentando il rischio di diabete tipo 2 (MedicalSystems.it, 2023).
Non si tratta di un nesso causale diretto, ma il dato suggerisce prudenza: la stewardship antimicrobica non serve solo a contrastare le resistenze, ma anche a preservare l’equilibrio metabolico.

L’infermiere come presidio di prevenzione

Nell’assistenza alla persona con diabete, l’infermiere rappresenta il fulcro operativo tra prevenzione, osservazione clinica e educazione terapeutica. È l’unico professionista in grado di intercettare precocemente un segno di infezione, una variazione del colore cutaneo, una secrezione, un gonfiore, prima che la complicanza diventi irreversibile.

Oltre alla sorveglianza clinica, l’infermiere spiega come monitorare la glicemia, come ispezionare i piedi, come gestire i farmaci e come riconoscere i primi sintomi infettivi.
Nei contesti ospedalieri, è parte attiva dei programmi di Antimicrobial Stewardship, promuovendo l’uso appropriato degli antibiotici e la continuità terapeutica.
Nei servizi territoriali, supporta l’aderenza ai percorsi di prevenzione e follow-up, contribuendo a ridurre ricoveri e complicanze.

Il rapporto tra diabete e infezioni è il riflesso di un equilibrio biologico fragile, in cui metabolismo, immunità e microbiota si influenzano reciprocamente.
Prevenire significa controllare la glicemia, riconoscere i segni precoci, educare il paziente e usare responsabilmente gli antibiotici.