La comunicazione in emergenza: aspetti neurali, errori e crescita

Scritto il 21/10/2025
da Arianna Corciulo

Comprendere come comunichiamo in condizioni di emergenza significa indagare non solo un’abilità tecnica, ma un processo umano complesso, in cui cervello, emozioni e relazioni si intrecciano. Tra adrenalina, rumore e decisioni rapide, la comunicazione diventa la chiave per gestire lo stress, coordinare il team e prevenire errori che possono fare la differenza tra la vita e la morte.

Comunicazione in emergenza: la fragilità del sistema operativo

Quante volte abbiamo ammesso di non saper comunicare bene? Quanti errori abbiamo commesso per via di una comunicazione imprecisa? Abbiamo davvero mai allenato la nostra capacità di comunicare?

Comunicare in emergenza non è solo una competenza, ma un riflesso complesso che coinvolge cervello, emozioni e relazioni. Comprendere come la comunicazione si sviluppa in situazioni critiche significa anche comprendere le dinamiche umane che si attivano quando la pressione è alta e il tempo sembra comprimersi.

Le soft skills, e tra queste la comunicazione, rappresentano un elemento fondante della vita relazionale e lavorativa: sono, per usare una metafora, “frattaliche”, il tutto e la parte del tutto, poiché si ripetono e si manifestano in ogni livello dell’esperienza umana. Anche nei momenti di stanchezza o chiusura verso l’altro, continuiamo a comunicare, come ricordava Paul Watzlawick nel suo celebre assioma: “È impossibile non comunicare.

Nella gestione delle emergenze, che coinvolge professionisti come infermieri, medici, militari, soccorritori e vigili del fuoco, la comunicazione rappresenta spesso il punto più fragile del sistema operativo. A interferire non sono solo fattori tecnici o organizzativi, ma componenti situazionali, cognitive ed emotive: il rumore, l’adrenalina, la paura, la rapidità delle decisioni.

Comunicare efficacemente in questi contesti significa trasformare la pressione in lucidità, coordinare azioni, prevenire errori e, soprattutto, preservare il benessere del team.

Comunicazione in emergenza e comprensione scritta

Nonostante la comprensione uditiva sia fondamentale nella gestione delle emergenze, il comprendere la lettura rimane cruciale. Pensiamo ad esempio al momento della raccolta dell’anamnesi dalla documentazione sanitaria del paziente o alla lettura rapida di protocolli o linee guida, mentre stiamo lavorando in un pronto soccorso, con diverse persone in carico.

La fase preclinica è spesso caratterizzata da mancanza di chiarezza, lacune informative, autonomia limitata. Questo momento molto fragile della raccolta anamnestica ricopre un momento cardine della gestione delle emergenze, può indurre a errori, fallimenti e incidenti. Se ci soffermiamo alla gestione delle emergenze extraospedaliere, il team si trova davanti a:

  • localizzazioni non chiare
  • innumerevoli condizioni metereologiche
  • diagnostica limitata
  • informazioni parziali e divergenti
  • collaborazione con altre figure non sanitarie

Ricordiamo sempre che il team che lavora in emergenza è spesso sottoposto a rischi per la propria incolumità, dovuta a pazienti aggressivi o incidenti in strada, e pressione temporale costante.

La lettura comporta una ridotta attivazione del DMN, ma nei casi di scenari ad alta emergenza è emersa una maggiore attivazione di una parte del DMN (il MFG sinistro), correlata positivamente con prestazioni di elaborazione del linguaggio e livello di stress. Il DMN adatta la sua attività per ottimizzare le prestazioni in caso di alta emergenza.

Gli scenari ad alta emergenza hanno evidenziato una tendenza alla ridotta attivazione del DMN rispetto a scenari a bassa emergenza.

Il personale che lavora in contesti di emergenza può dover affrontare contesti più impegnativi e, durante l’elaborazione del linguaggio, la connettività funzionale potrebbe essere migliorata all’interno del DMN, e la connettività tra il DMN e il LN potrebbe essere aumentata. Potenziare la connessione neurale potrebbe aiutare il soggetto a resistere alle interferenze ambientali e migliorare la capacità d’elaborazione del linguaggio, e quindi la comunicazione.

Il legame tra comunicazione ed errori

Ma quante volte abbiamo ammesso di non saper comunicare bene? Quanti errori abbiamo commesso per via di una comunicazione imprecisa? Abbiamo davvero mai allenato la nostra capacità di comunicare?

Abbiamo mai pensato alla differenza che intercorre tra quello che voglio comunicare e quello che può comprende il mio interlocutore? Siamo davvero sicuri che il risultato sia equivalente e non equivocabile? Quanto discosta la percezione della nostra capacità comunicativa dal risultato ottenuto?

Lo studio (3) ci mette davanti ad uno specchio difficile da guardare, ma a volte c’è il nostro riflesso in questo specchio. Gli errori del personale che lavora in emergenza sanitaria presentano delle analogie nei meccanismi scatenanti negli ambienti come l’aviazione o l’industria chimica. Inoltre, frequentemente le relazioni nel nostro settore sono asimmetriche e noi abbiamo la necessità di fare formazione congiunta e interdisciplinare, tra personale medico e non medico, di costruire un approccio strutturato per migliorare le competenze comunicative dei team che operano in emergenza. A volte la formazione tra personale medico e non medico è sbilanciata e necessita di integrazione, oltre al fatto che a volte non abbiamo una visione completa del nostro ruolo, soprattutto in team, che aiuterebbe a sviluppare attitudini al fellowship. Lavorare nella gestione delle emergenze sanitarie è stressante, può portare a cambiamenti nella percezione, nel comportamento e nella comunicazione.

Introspezione e autopercezione: impatto sulla comunicazione

Spesso tendiamo ad addossare la cattiva comunicazione agli altri membri del team, piuttosto che a noi stessi, forse per introspezione carente, comprensione limitata dei meccanismi di comunicazione o forse perché ammettere di avere carenze comunicative può farci sentire sbagliati, incompleti, carenti. È attraverso il dubbio che possiamo coltivare e concimare le nostre capacità comunicative.

Ammettere di aver sbagliato, secondo un retaggio soprattutto culturale e sociale, può esporci a sanzioni, vergogna e compromissione della propria reputazione. L’errore è una risorsa incommensurabile, da condividere, per arricchire tutto il team, soprattutto in simulazione, dove questo accade in un ambiente controllato e le conseguenze notevolmente ridotte.

Alcune delle azioni che possono migliorare la comunicazione sono (4):

  • condivisione di un modello mentale
  • rinforzare i comportamenti di lavoro di squadra
  • dichiarare chiaramente i ruoli e responsabilità
  • escalation delle cure
  • maggiore consapevolezza delle risorse e procedure ospedaliere
  • pensare ad alta voce per migliorare la consapevolezza della situazione
  • utilizzare una comunicazione chiusa
  • effettuare simulazioni in team, che stimolino la capacità comunicativa singola e collettiva, seguita da debriefing

Ancora una volta la simulazione gioca un ruolo cardine nell’ambiente sanitario, così come in aviazione, da dove trae origine. Abbiamo bisogno di imparare a lavorare in team, a comunicare. La comunicazione deve essere riscoperta, allenata partendo dai corsi universitari sanitari agli aggiornamenti aziendali in presenza. Abbiamo bisogno di comunicare di più, di comunicare meglio e di poter comunicare in sicurezza.