Tachicardia sopraventricolare e impatto manovra di Valsalva modificata
La tachicardia sopraventricolare (TSV) è una delle aritmie più comuni indotte dalle alterazioni patologiche del sistema di conduzione cardiaca di un paziente situato nel fascio di His o successivamente ad esso, con frequenza atriale a riposo e/o una frequenza ventricolare maggiore di 100/min.
Per i pazienti che presentano una tachicardia sopraventricolare con instabilità emodinamica l’indicazione è quella di eseguire una immediata cardioversione elettrica; nel caso in cui il paziente sia stabile, invece, l’intervento di prima linea è rappresentato dalla stimolazione con manovre vagali.
In particolare, la manovra di Valsalva è un metodo semplice e facile per far tornare al ritmo sinusale stimolando il nervo vago. Tuttavia, i risultati di diversi studi sono abbastanza diversi e la sua sicurezza e l’efficacia complessiva sono difficili da quantificare. In alcuni studi controllati multicentrici, è stato riportato che la manovra di Valsalva modificata possa migliorare il tasso di successo nel raggiungimento del ritmo sinusale e ridurre l’uso di metodi antiaritmici.
I punti chiave della manovra di Valsalva modificata includono
- I pazienti sono in posizione semisdraiata
- Prendere una siringa da 10ml (pressione circa 40mmHg) e lasciare che i pazienti soffino al suo interno per 15 secondi
- Mettere immediatamente il paziente in posizione supina e sollevare l’estremità inferiore a 45°, mantenendo la posizione per 45 secondi
Per verificare l’efficacia e alla sicurezza della manovra di Valsalva nell’interrompere la tachicardia rispetto alla manovra standard è stata condotta una meta-analisi, i cui risultati sono stati recentemente pubblicati sulla prestigiosa rivista American Journal of Emergency Medicine. Secondo la strategia di ricerca stabilita dagli autori sono stati recuperati 245 articoli.
Dopo la rimozione di 87 duplicati, sono stati esaminati 158 studi rivedendo titoli e abstract, includendo dunque nella meta-analisi 6 RCT, aventi una popolazione complessiva di 1208 pazienti. Tra questi, c’erano 603 casi nel gruppo standard e 605 casi nel gruppo di trattamento (manovra di Valsalva modificata). Non è stata osservata alcuna eterogeneità significativa tra gli studi (I2=0%, p=0,92).
I risultati aggregati hanno mostrato che la manovra di Valsalva modificata è migliore rispetto a quella standard nella percentuale di successo nel raggiungimento del ritmo sinusale (RR=2,92; IC 95%=2,52-3,38; P<0,00001). È stata eseguita un’analisi per sottogruppi, che ha mostrato che dopo una singola manovra la percentuale di successo nel raggiungimento del ritmo sinusale era significativamente più alta nel gruppo di trattamento rispetto a quello standard (RR=2,83; 95%CI=2,19-3,66; P<0,00001). L’utilizzo di più manovre di Valsalva (RR=3,83; 95%CI=2,26-6,50; P<0,00001) e singole o multiple manovre di Valsalva (RR=2,85; 95%CI=2,35-3,45; P<0,00001, Fig. 2) per terminare la tachicardia sopraventricolare è stato coerente con il risultato aggregato.
Oltre a ciò, la manovra di Valsalva modificata ha ridotto l’uso di verapamil o adenosina (RR=0,69; 95%CI=0,61 a 0,78; P<0,00001), i trattamenti antiaritmici di emergenza dopo la manovra (RR=0,70; 95% CI=0,62-0,79; P<0,00001), non ha mostrato un’influenza notevole sulla durata della degenza in PS (RR=0,03; 95%CI=-0,17-0,23; P=0,79) e lo stesso vale per quanto riguarda gli eventi avversi (RR=1,48, 95%CI=0,91-2,42, P=0,11).